Sii come Greta Thunberg

Sii come Greta Thunberg

Angelina Giannopoulou

4 giugno 2025

Pubblicato originariamente in greco sul quotidiano Epohi

Sono passati sei anni da quando quella ragazza bianca, autistica e di classe media si è presentata davanti ai leader mondiali al Summit delle Nazioni Unite sul clima ed ha esclamato indignata: “Come osate!” Greta Thunberg è diventata oggetto di scherno, non solo da parte dei negazionisti del cambiamento climatico e dei politici conservatori, ma anche da parte di alcuni settori della sinistra anticapitalista. Per loro, la cosiddetta ragazza bionda e goffa con le treccine era uno strumento di greenwashing per il capitalismo corporativo, con un accesso sospettosamente facile alle piattaforme mediatiche globali e alle organizzazioni multinazionali.
A questo punto, verrebbe da pensare che molti dei suoi critici, di entrambi gli schieramenti politici, le abbiano offerto delle scuse. Dopotutto, Greta era solo una ragazzina spinta all'azione dalla più grande minaccia che il nostro pianeta abbia mai affrontato, una minaccia per la quale la sua generazione sarà costretta a pagare a caro prezzo. E cosa è stato dimostrato in questi sei anni? Che non è mai stata un burattino del capitale, mai una distrazione dalla vera lotta, mai una portavoce del neoliberismo verde.
Anzi, più Greta sviluppava una critica sofisticata dell'ordine economico e politico globale, più scompariva dai media mainstream, nonostante la sua influenza duratura sui movimenti sociali europei e i suoi persistenti interventi politici. Nel frattempo, gran parte della sinistra non è riuscita a condurre nemmeno la minima autocritica su come ha frainteso e maltrattato il “fenomeno Greta”. Semplicemente non riusciva a digerire l'idea che una ragazza svedese bianca e privilegiata potesse essere veramente anticapitalista, capace di collegare in modo intersezionale le lotte contemporanee, senza essere stata “battezzata” politicamente come noi.
Eppure, Greta rimane una figura determinante nel risveglio politico e nella radicalizzazione dei giovani di oggi. Questa generazione non aspetta che siano i partiti di massa o i movimenti tradizionali a indicare la strada. Scende in piazza, inventa il proprio repertorio di azioni (vedi Fridays for Future), sfrutta al massimo gli strumenti digitali e la connettività e articola un discorso anticapitalista olistico che collega la crisi climatica, la disuguaglianza sociale, il neocolonialismo e il razzismo. Nessuno deve sedersi con loro e spiegare che tutto è collegato: lo sanno già.
Ecco perché per molti di noi non è stata una sorpresa quando Greta ha espresso la sua solidarietà alla Palestina. Le sue parole:
“Se tu, come attivista per il clima, non lotti anche per una Palestina libera e per la fine del colonialismo e dell'oppressione in tutto il mondo, allora non dovresti poterti definire un attivista per il clima”
– fanno eco alla chiarezza etica di una generazione che rifiuta la neutralità. Nel confronto morale che definisce la nostra epoca, i giovani come Greta stanno scegliendo da che parte stare, e lo stanno facendo nel modo più radicale possibile. Alcuni salpano per Gaza con aiuti umanitari. Altri sventolano bandiere palestinesi alla loro laurea ad Harvard. Alcuni gridano “Free Palestine” con indosso kefiah dopo aver vinto un incontro di boxe.
Ma la diffamazione di chi sta dalla parte del popolo palestinese ha raggiunto livelli preoccupanti. La macchina propagandistica globale dell'alt-right, ormai profondamente radicata nelle piattaforme social più popolari, lavora senza sosta per diffondere fake news, screditare gli attivisti, oscurare l'ondata di solidarietà internazionale e seminare confusione. Proprio ieri è stata diffusa una foto grossolanamente ritoccata: Greta che avrebbe tenuto in mano un Aperol Spritz a bordo della nave di aiuti umanitari. Si è diffusa a macchia d'olio tra le stesse persone che nel 2019 avevano deriso la “ragazzina autistica viziata” e, sì, anche alcuni segmenti della sinistra, sempre desiderosi di sentirsi confermati nella loro sfiducia nei confronti della “Green Greta”, l'hanno condivisa.
Ma la vera tragedia non è solo la facilità con cui le persone cadono vittime delle bugie e della disinformazione generate dall'intelligenza artificiale. È quanto sia diventato intollerabile accettare che alcuni giovani osino ancora agire in modo spontaneo, genuino, sconvolgendo politicamente l'apatia e il cinismo con cui tanti si sono ormai abituati.
In un'epoca in cui il risentimento sembra essere l'emozione politica dominante[1] nelle nostre società, le persone che hanno a cuore qualcosa di più della propria pelle diventano fonte di irritazione. Non solo per i potenti, ma anche per gli impotenti. Per coloro che non riescono nemmeno più ad alzare lo sguardo al cielo, figuriamoci a mettere in discussione, a pretendere o a diventare come Greta. In un mondo consumato dal risentimento, scegliete di essere come Greta.

[1] Si veda la nostra pubblicazione sul ruolo delle emozioni in politica, che include una discussione sul concetto di risentimento: “Feel the Change You Want to See”: The Role of Emotions in Politics” (Senti il cambiamento che vuoi vedere: il ruolo delle emozioni in politica).
Angelina Giannopoulou è una politologa con sede ad Atene e facilitatrice del programma “Integrazione europea e prospettive strategiche della sinistra radicale” presso transform! europe. Ha conseguito un master in sociologia politica e studi religiosi ed è dottoranda in scienze politiche presso l'Istituto Universitario Sophia di Firenze. È anche membro del team di coordinamento del progetto Dialop per il dialogo cristiano-marxista.

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