A volte, situazioni gravi come le crisi e le guerre, mutando sensibilmente le condizioni oggettive della realtà sociale, producono repentini “passaggi” di coscienza. In generale, però, è necessaria una funzione pedagogica a contatto con le persone: sarebbe infatti sbagliato affidare all’attesa passiva lo sviluppo delle condizioni per diffondere adeguatamente il proprio pensiero strategico.
Il pensiero della sinistra è complesso e non facile da ridurre in messaggi brevi e semplici senza correre il rischio che venga male interpretato, per questo non è immediatamente in grado di fare breccia nei pensieri e nei cuori delle masse popolari. Affrontare i compiti storici con un atteggiamento passivo o statico, di attesa o di impotenza, sarebbe sbagliato e pericoloso.
Come far breccia nei pensieri e nei cuori delle masse popolari, quando il proprio messaggio è complesso e difficile da ridurre in messaggi brevi e semplici senza correre il rischio che il significato venga travisato?
Serve un’azione tattica che permetta al pensiero strategico complesso di svilupparsi e diffondersi adeguatamente per vincere la “battaglia delle idee” egemonica sollecitata da Antonio Gramsci. Allo stesso tempo dobbiamo combattere una guerra di posizione in termini di pedagogia politica verso le masse popolari e una guerra di manovra in termini di politica di condizionamento delle élite (partendo da quella intellettuale).
Il magazine segue il dibattito corrente di breve-medio periodo, il “dialogo politico” e si indirizza a un audience che si basa, ma non si esaurisce, nell’attivista sociale o nel militante di sinistra, ma che si apre anche a chi condivide l’impostazione complessiva e l’interesse per i temi trattati.
Editoriale
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