L’irriducibile incomparabilità tra antifascismo e anticomunismo

L’irriducibile incomparabilità tra antifascismo e anticomunismo

Quando si parla di antifascismo, si sente sovente richiedere agli esponenti di sinistra genericamente intesi, da parte di postfascisti e liberali, una professione uguale e contraria di anticomunismo. E questo in nome di una malintesa pacificazione nazionale che sconta, già dal dopoguerra, una mancanza di assunzione delle responsabilità da parte di chi ha gettato l’Italia nel periodo più buio della sua storia unitaria, culminato con la catastrofe mondiale. Perché sia avvenuta tale pacificazione monca lo si spiega con fattori storici e contingenti. Tra questi soprattutto la guerra fredda, che ha creato in Europa occidentale ostilità nei confronti dei partiti comunisti tanto da farli mettere al bando nella Germania occidentale. Ma in Italia ciò non era possibile, dato l’importante apporto dato dai comunisti alla liberazione e alla scrittura della carta costituzionale.
La prima cosa che non capiscono (se si presume la buona fede) coloro che chiedono l’abiura del comunismo è che, mentre il fascismo ha causato danni enormi all’Italia, il comunismo italiano non condivide questo triste primato ma ha partecipato in prima linea alla ricostruzione postbellica. [...]
Quello che distingue invece il fascismo dalle altre dottrine politiche e religiose è proprio l’impossibilità di disaccoppiare ideale e reale. Privo di un’ideologia originaria, il fascismo ha attinto da un magma di valori composito e ha sviluppato i suoi ideali sul campo dell’esperienza concreta, correggendo il tiro per assecondare il corso degli eventi. Si può addirittura affermare che la prassi preceda la teoria. Per questo non è possibile distinguere una ideologia fascista dalla sua realizzazione concreta. Il fascismo è soprattutto un’esperienza storica. Non è possibile fare riferimento a un fascismo che non sia stato quello storico. Inoltre, prevaricazione, razzismo, violenza squadrista, antipacifismo, militarismo, guerra di conquista e sfruttamento di una razza da parte di un’altra ritenuta superiore fanno parte integrante dei valori propugnati e non sono semplicemente una degenerazione dell’ideologia fascista. È questa la sua caratteristica peculiare. Né è possibile affiancare il termine fascista a quello di democrazia. I fascismi nascono all’interno di regimi democratici e li sovvertono per impiantare regimi totalitari. Semmai, i fascisti condividono con i liberali il disprezzo per le masse, e forse questo disprezzo, oltre alla comune appartenenza all’area di destra, rende i liberali indulgenti col fascismo ma non con il comunismo.
E per questo, in nome di una malintesa parità, ci si ostina a chiedere, come contraltare a una dichiarazione di antifascismo, una analoga dichiarazione di anticomunismo.

Fabrizio Venafro, L’irriducibile incomparabilità tra antifascismo e anticomunismo, Volere la luna, 8 maggio

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